Roma vista dalla Casilina
Roma tu sei morta,
e non basta la gloria trascorsa
a tenerti in vita.
Dici di essere la città degli Angeli,
dove risiedono i vicari di Cristo,
ma tu sei Inferno,
e diavoli sono i tuoi cittadini,
accomunati ad essa
da un lugubre senso di decadimento.
Roma io ti lascio,
parto per altri lidi,
come un tempo fece l'avo di chi ti fondò,
in fuga dalla sua amata patria.
Ti ritroverò un giorno forse più bella,
ma più vuota di prima,
perché questo è il cammino che hai intrapreso: rendere la vita,
la tua vita, mero museo,
dove tutto è solo dettaglio.
Roma, monumento funebre di te stessa,
liberati dalla tua storia,
tuo vanto e castigo.
Liberati dalla vacuità dell’impero,
dalla vanità delle rovine del potere,
di cui si gloriano come fossero
luoghi sacri.
Roma, i palazzi delle periferie
scimmiottano le tue rovine.
Ma nemmeno nella decadenza
le sanno eguagliare.