mercoledì 28 marzo 2012

Io sono te

Se non ti fai simile a Dio, non potrai capire Dio; perché il simile non è intellegibile se non al simile.
Innalzati a una grandezza al di là di ogni misura, con un balzo liberati dal tuo corpo; sollevati al di sopra di ogni tempo, fatti Eternità: allora capirai Dio. Convinciti che niente ti è impossibile, pensati immortale e in grado di comprendere tutto, tutte le arti, tutte le scienze, la natura di ogni essere vivente. Sali più in alto della più alta altezza; discendi più in basso della più abissale profondità.
Richiama in te tutte le sensazioni di ciò che è creato, del fuoco e dell’acqua, dell’umido e del secco, immaginando di essere dovunque, sulla terra, nel mare, in cielo; di non essere ancora nato, poi di trovarti nel grembo materno, di essere quindi adolescente, vecchio, morto, al di là della morte. Se riesci ad abbracciare nel tuo pensiero tutte le cose insieme, tempi, spazi, sostanze, qualità, quantità, potrai comprendere Dio.

Ermete Trismegisto

lunedì 19 marzo 2012

Ricordi di un pomeriggio berlinese
















Ho incontrato M. che fa l'avvocato, guadagna bene, apparentemente felice. Invece mi ha detto che non gli piace il suo lavoro, che non sa cosa vuole. Gli ho detto che i miei genitori sarebbero stati contenti se avessi fatto un lavoro come il suo, un lavoro pratico... Forse non è nemmeno vero... Il fatto è che mi sembra che stia perdendo le speranze, che le cose abbiano perso il loro valore. La vita per me è sempre stata una possibilità, una sfida contro il tempo - la possibilità di realizzare un progetto. Invece mi ritrovo ad essere ad un passo dall'alcolismo, a perdere tempo e a sperperare denaro. La voglia di andare via non mi abbandona mai, ma nessun luogo mi accoglie ed io non accolgo nessun luogo. La solitudine non mi lascia, amplificata dal grigiore di un'estate berlinese, e non mi basta quello che ho. Cerco disperatamente ciò che non esiste e non è un luogo e tantomeno una persona che soddisferà le mie voglie ed i miei bisogni. Vagherò in eterno, come l'Ebreo Errante.

Le mie giornate lunghe e sempre uguali sono soltanto gravide d'attesa. Niente più. Aspetto e poi ancora aspetto che qualcosa cambi, di conoscere le persone giuste. Il mio sollievo - oltre all'alcol - è questo diario su cui vomito il mio essere perduto e sprecato in queste lunghe e monotone ore. Tutto ciò non è nemmeno divertente. Ma tuttavia, più il mio fegato si ingrandisce e le mie tasche si svuotano, riesco a cogliere il senso della vita. Certo qualcosa che un indovino asiatico non mi dirà mai perché probabilmente lo da per scontato. Forse mi devo rassegnare a questa noia - io che volevo dominare il mondo - questa noia che lentamente sta prendendo un altro nome: vita.
Forse ho peccato di presunzione credendo di potermi realizzre. Nei miei lunghi pomeriggi qui a Berlino, vedo le donne turche affacciate alla finestra a guardare quello che succede in strada. Mi sento come una donna turca anche io: guardo dalla finestra senza prendere parte a quello che succede proprio sotto a me. Che meschino che sono! Invidio persino quelli che hanno un lavoro borghese! Almeno fanno soldi! Io i soldi me li bevo e basta!