La tradizione risponde a questa necessità. Essa rivela all'uomo il significato delle cose, le ordina secondo un sistema più o meno complesso, dà all'uomo una spiegazione plausibile che gli renda accettabile il suo essere al mondo. Solo in questa maniera vivere acquisisce senso.
Quando si comincia a non conoscere o capire più il significato di una tradizione è segno che essa sta per scomparire; quando ne resta solo l'aspetto esteriore, il gesto deprivato del suo senso, è segno che il sistema tradizionale comincia ad apparire obsoleto. E' così che quell'apparato di conoscenze che chiamiamo tradizione viene soppiantato da un altro apparato che per diverse ragioni viene ritenuto superiore al precedente. E' così che io - e l'Occidente - abbiamo perso la nostra tradizione. Noi abbiamo ritenuto che la logica fosse più adeguata a guidarci nel dedalo del mondo e semplicemente, ma inesorabilmente, abbiamo dimenticato il vecchio sistema di interpretazione, la nostra tradizione. Ad essa abbiamo sostituito qualcos'altro perché è chiaro che senza un sistema di interpretazione - per quanto fittizio esso sia - non si può vivere. Ognuno di noi ha scelto la propria musica, la propria letteratura e via dicendo, attingendo dalle più diverse e remote - nello spazio e nel tempo - tradizioni, con il fine di costituire una propria tradizione individuale, vale a dire la propria e personale chiave di interpretazione del mondo. E' questa la tradizione del mondo globalizzato.
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