lunedì 13 giugno 2011

Ku tak bisa jauh darimu


Una parte di me freme all'idea di tornare in Asia - l'altra invece vorrebbe restare qui, in Occidente.
Penso all'Asia come si pensa ad un'amante, una donna amata che non si riesce a dimenticare, una donna con cui troppe sono le cose rimaste in sospeso, ed insieme alla quale ci sono ancora tante cose da fare e da condividere. Puntualmente ogni volta vado via, ma qualcosa di mio resta sempre lì.
Nel ricordo per lo più i momenti felici vengono a galla e la mia mente gioisce nel navigare in questo mare e nonostante i momenti difficili e cupi che pure ci sono stati, il mio essere resta proiettato verso l'Asia. Ed invano cerco di convincermi che è lontana, troppo lontana per poter tornare, e che la mia vita continua a 1000 miglia di distanza: una parte di me non si è mai mossa, è rimasta lì.

Ma tuttavia l'altra parte di me è tornata ed al ritorno felicemente ha abbracciato la sua terra e la sua cultura. Oriente ed Occidente sembrano non riuscire a trovare un'unità in me ed io sembro destinato a vagare tra l'uno e l'altro mondo, tra l'una e l'altra mia parte.

Us and them


"Noi", "Voi" e "Loro" (o meglio "Essi") sono pronomi che nascondo un'ideologia. Dietro queste parole, apparentemente semplici ed innocenti, si cela l'individualismo della nostra società. Molto più di "io" e "tu" - che denotano presupposti imprescindibili: la singola persona, l'unità, e quella a cui mi rivolgo, l'altro, che mi sta di fronte - "noi" esclude inevitabilmente tutto ciò che è al di fuori: "voi". Dunque se "noi" agiamo in un modo, "voi" agite in un altro, ciò che "noi" siamo non siete "voi", e così via dicendo.
A mio parere le lingue asiatiche, come ad esempio l'indonesiano o il vietnamita, provano a superare questo stato di cose che tuttavia - ahimè - sembra parte imprescindibile della natura umana. In queste lingue c'è un "noi" che include la persona o le persone a cui si sta parlando, ed un altro "noi" che le esclude. All'inizio non capivo bene questo includere l'altro, non capivo il motivo dell'esistenza dei due "noi". Del resto questa distinzione non esiste nelle lingue europee, dunque in un certo senso è impensabile.
Sempre a mio parere, dietro ai "due noi" si può vedere l'essenza della società collettivista, il suo concepire la società come un'unità onnicomprensiva, tentativo di fare rientrare - per quanto possibile - la molteplicità in qualcosa che la comprenda.
Tuttavia si tratta di un tentativo vano, perché dal momento in cui "vi" parlo, parlo a "voi". La natura umana è divisa e a questo non si può porre rimedio.