"M'intrattengo a ragionar di politica, d'amore, di teorie del gusto, di filosofia, e il mio spirito abbandonato a tutte le sue voglie sa di poter seguire in pieno libertinaggio la prima idea che si presenta, saggia o matta che sia; così come i giovani scapestrati dietro alle cortigiane, che li si vede seguirne una dall'aria svagata, occhi lustri, naso all'insù, poi lasciar quella per un'altra e in fine abbordarle tutte e non tenersi alcuna. I miei pensieri sono le mie puttane" Denis Diderot
venerdì 23 novembre 2012
Mr. Dinh suona il Ding Nam
Il Ding Nam è un organo a bocca a sei canne. Viene suonato per accompagnare il canto tanto nei riti funebri, per esprimere cordoglio, quanto in altre occasioni, per esprimere amore o amicizia.
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giovedì 22 novembre 2012
gong nella long-house
Nella long-house di una famiglia Ede (provincia di Dak Lak). Cing Lao, chiamati anche Kdor (gong bombati) e Knah (gong piatti).
mercoledì 14 novembre 2012
venerdì 9 novembre 2012
B52: l'aereo non il cocktail!
Ciò che resta di un B52 statunitense abbattuto dalla contraerea del Nord Viet Nam nei cosiddetti bombardamenti di Natale, 1973. Hanoi, non lontano dal Mausoleo di Ho Chi Minh.
sabato 20 ottobre 2012
martedì 9 ottobre 2012
quattro passi per Bangkok
Le altre volte che ero stato a Bangkok mi era piaciuta, l'avevo trovata in un certo senso "moderna", affascinante, così diversa dalle altre metropoli dell'Asia. Questa volta invece no, per niente: mi è sembrato quasi di trovarmi nel film "Blade runner"! Il caldo umido che toglie il respiro, l'onnipresente sopraelevata che smorza la visuale rendendo l'atmosfera claustrofobica, i venditori di strada che ti fermano ad ogni metro, le puttane disseminate ovunque che ti afferrano per il braccio, il tutto sullo sfondo di centri commerciali, uffici di compagnie internazionali e hotel a 5 stelle... Un vero e proprio mercato totale.
Una sera, per puro caso, sono finito nel quartiere a luci rosse (o forse in uno di loro). La strada era invasa da bellissime Thai che invitavano i clienti ad entrare, quando non li spingevano letteralmente. I bianchi abbondavano ed erano chiaramente il target principale di tutto il business e, tra questi, i vecchi rappresentavano il sottogruppo più nutrito. Qua e là si potevano vedere bambine fare l'elemosina ed io credo che facessero molti soldi perché si poteva percepire un certo quale senso di colpa negli occhi di questi vecchi bianchi che, una volta fuori da un locale, si trovavano di fronte queste creature innocenti. Ma la cosa più agghiacciante era un uomo, storpio, un Thai privo di una gamba. Io credo che potesse camminare - certo con le stampelle - ma invece costui strisciava a terra mentre muoveva con la bocca il contenitore per raccogliere l'elemosina. Procedeva nell'indifferenza generale, confuso tra musica tecno ad altissimo volume e schiamazzi e risate di entrambe lavoratrici e clienti.
Siamo entrati in un bar a bere un bicchiere. All'inizio devo dire che la situazione mi aveva colpito piacevolmente: entrare in una strada e trovarsi inaspettatamente tutte quelle belle ragazze mi aveva meravigliato. Ma questa sensazione è andata, come dire, scemando. Nel locale le ragazze erano molto belle, ma dopo un po' che eravamo lì mi è venuto un senso di nausea. Vedere quelle ragazze, alcune poco più che bambine, spogliarsi e mettersi nude, quando non impegnate in acrobazie concepite da una più che fervida immaginazione, mi faceva ribrezzo. Le guardavo negli occhi e percepivo un senso di smarrimento. Mai nessuna ragazza si era spogliata davanti a me in quel modo. Certo avevo già visto una donna nuda, ma era diverso: condividevo qualcosa con lei; del resto anche nel locale condividevamo qualcosa, l'indifferenza. Vedere una decina di donne nude di fronte è come se mi avesse privato (ed immagino quanto possa aver privato loro) dell'intimità, la sfera più personale, quella parte che nascondiamo agli occhi degli altri.
Guardavo negli occhi una ragazza mentre ballava nuda sul palco e nel suo sguardo si poteva percepire come una richiesta di aiuto. Era davvero poco più che una bambina e quando è scesa dal palco le sono andato vicino per parlarle. Non parlava inglese quindi la nostra conversazione non è andata molto lontano. Comunque ha detto che si chiamava "You", che non so se si scriva così, né se sia Thai o cosa; so solo che in inglese vuol dire "tu" e la cosa mi ha molto colpito: quella ragazza ero anche io. Avrei voluto chiederle "che cosa ci fai qui, non vedi in che posto infernale ti trovi?", ma non le ho detto niente perché ho pensato che lei lo sapeva già, infinitamente meglio di me. Non potevo permettermi di insegnarle la morale e non l'ho fatto. Ci siamo salutati e sono andato via, ma nella memoria mi è rimasta l'immagine di lei che mi guarda mentre balla nuda sul palco, in mezzo ad altre dieci ragazze, tutte nude, circondate da specchi e da vecchi bavosi che stanno passando le loro vacanze in Thailandia.
giovedì 10 maggio 2012
Sensazione
Sensation
Par les soirs bleus d'été, j'irai dans les sentiers,
Picoté par les blés, fouler l'herbe menue :
Rêveur, j'en sentirai la fraîcheur à mes pieds.
Je laisserai le vent baigner ma tête nue.
Je ne parlerai pas, je ne penserai rien,
Mais l'amour infini me montera dans l'âme ;
Et j'irai loin, bien loin, comme un bohémien,
Par la Nature, heureux- comme avec une femme.
Arthur RIMBAUD
Picoté par les blés, fouler l'herbe menue :
Rêveur, j'en sentirai la fraîcheur à mes pieds.
Je laisserai le vent baigner ma tête nue.
Je ne parlerai pas, je ne penserai rien,
Mais l'amour infini me montera dans l'âme ;
Et j'irai loin, bien loin, comme un bohémien,
Par la Nature, heureux- comme avec une femme.
Arthur RIMBAUD
mercoledì 28 marzo 2012
Io sono te
Se non ti fai simile a Dio, non potrai capire Dio; perché il simile non è intellegibile se non al simile.
Innalzati a una grandezza al di là di ogni misura, con un balzo liberati dal tuo corpo; sollevati al di sopra di ogni tempo, fatti Eternità: allora capirai Dio. Convinciti che niente ti è impossibile, pensati immortale e in grado di comprendere tutto, tutte le arti, tutte le scienze, la natura di ogni essere vivente. Sali più in alto della più alta altezza; discendi più in basso della più abissale profondità.
Richiama in te tutte le sensazioni di ciò che è creato, del fuoco e dell’acqua, dell’umido e del secco, immaginando di essere dovunque, sulla terra, nel mare, in cielo; di non essere ancora nato, poi di trovarti nel grembo materno, di essere quindi adolescente, vecchio, morto, al di là della morte. Se riesci ad abbracciare nel tuo pensiero tutte le cose insieme, tempi, spazi, sostanze, qualità, quantità, potrai comprendere Dio.
Ermete Trismegisto
lunedì 19 marzo 2012
Ricordi di un pomeriggio berlinese
Ho incontrato M. che fa l'avvocato, guadagna bene, apparentemente felice. Invece mi ha detto che non gli piace il suo lavoro, che non sa cosa vuole. Gli ho detto che i miei genitori sarebbero stati contenti se avessi fatto un lavoro come il suo, un lavoro pratico... Forse non è nemmeno vero... Il fatto è che mi sembra che stia perdendo le speranze, che le cose abbiano perso il loro valore. La vita per me è sempre stata una possibilità, una sfida contro il tempo - la possibilità di realizzare un progetto. Invece mi ritrovo ad essere ad un passo dall'alcolismo, a perdere tempo e a sperperare denaro. La voglia di andare via non mi abbandona mai, ma nessun luogo mi accoglie ed io non accolgo nessun luogo. La solitudine non mi lascia, amplificata dal grigiore di un'estate berlinese, e non mi basta quello che ho. Cerco disperatamente ciò che non esiste e non è un luogo e tantomeno una persona che soddisferà le mie voglie ed i miei bisogni. Vagherò in eterno, come l'Ebreo Errante.
Le mie giornate lunghe e sempre uguali sono soltanto gravide d'attesa. Niente più. Aspetto e poi ancora aspetto che qualcosa cambi, di conoscere le persone giuste. Il mio sollievo - oltre all'alcol - è questo diario su cui vomito il mio essere perduto e sprecato in queste lunghe e monotone ore. Tutto ciò non è nemmeno divertente. Ma tuttavia, più il mio fegato si ingrandisce e le mie tasche si svuotano, riesco a cogliere il senso della vita. Certo qualcosa che un indovino asiatico non mi dirà mai perché probabilmente lo da per scontato. Forse mi devo rassegnare a questa noia - io che volevo dominare il mondo - questa noia che lentamente sta prendendo un altro nome: vita.
Forse ho peccato di presunzione credendo di potermi realizzre. Nei miei lunghi pomeriggi qui a Berlino, vedo le donne turche affacciate alla finestra a guardare quello che succede in strada. Mi sento come una donna turca anche io: guardo dalla finestra senza prendere parte a quello che succede proprio sotto a me. Che meschino che sono! Invidio persino quelli che hanno un lavoro borghese! Almeno fanno soldi! Io i soldi me li bevo e basta!
lunedì 16 gennaio 2012
il Crepuscolo dell'Occidente
Vi era un tempo in cui ancora forte era l’illusione che la pura sostanza, da sola, sarebbe potuta bastare a cogliere l’inafferrabile, a contenere l’incomprensibile... Il mondo era giovane e con esso l’uomo... La musica fluiva liberamente, vagava e vagava all’infinito e niente la imprigionava, nemmeno il bello... Ma questo tempo finì e la musica stessa fu travolta dalla rigidità della forma, rappresentazione del reale e del tangibile, misura dell’incommensurabile... La logica prese il sopravvento. Lentamente ma inesorabilmente gli dei vennero scacciati e con essi l’armonia dell’edificio chiamato mondo fu perduta. Il razionale permeò totalmente il reale lasciandosi dietro un immenso e desolato deserto, e non fu più lecito credere alla meraviglia delle cose, e non vi fu più meraviglia per le cose. Gli uomini furono scacciati dal paradiso terrestre, pur abitandolo... O forse furono loro stessi, volontariamente, ad andare via per non farvi mai più ritorno. Un solo Dio prese il posto di tanti, ma non poté abitare il mondo perché qualcosa di più potente − la logica − glielo impedì. Diverse soluzioni furono tentate per rinsaldare il legame perduto, per salvare l’uomo dalla sua triste solitudine metafisica. L’uomo cercò mille e mille artifici per colmare il suo vuoto, ma tutti, inesorabilmente, fallirono. La sapienza che tanto elogi fu mero orpello delle reali intenzioni dell’uomo, che ben presto mostrarono il loro autentico volto. Quel tempo lontano è ormai perduto, e non serve rovistare tra i rimasugli di questa civiltà per riportarlo in vita: la realtà è ben altro.
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