
Quant'è bello che la musica rinascimentale si chiuda sempre con una cadenza piccarda! =)
"M'intrattengo a ragionar di politica, d'amore, di teorie del gusto, di filosofia, e il mio spirito abbandonato a tutte le sue voglie sa di poter seguire in pieno libertinaggio la prima idea che si presenta, saggia o matta che sia; così come i giovani scapestrati dietro alle cortigiane, che li si vede seguirne una dall'aria svagata, occhi lustri, naso all'insù, poi lasciar quella per un'altra e in fine abbordarle tutte e non tenersi alcuna. I miei pensieri sono le mie puttane" Denis Diderot
Roma vista dalla Casilina
Roma tu sei morta,
e non basta la gloria trascorsa
a tenerti in vita.
Dici di essere la città degli Angeli,
dove risiedono i vicari di Cristo,
ma tu sei Inferno,
e diavoli sono i tuoi cittadini,
accomunati ad essa
da un lugubre senso di decadimento.
Roma io ti lascio,
parto per altri lidi,
come un tempo fece l'avo di chi ti fondò,
in fuga dalla sua amata patria.
Ti ritroverò un giorno forse più bella,
ma più vuota di prima,
perché questo è il cammino che hai intrapreso: rendere la vita,
la tua vita, mero museo,
dove tutto è solo dettaglio.
Roma, monumento funebre di te stessa,
liberati dalla tua storia,
tuo vanto e castigo.
Liberati dalla vacuità dell’impero,
dalla vanità delle rovine del potere,
di cui si gloriano come fossero
luoghi sacri.
Roma, i palazzi delle periferie
scimmiottano le tue rovine.
Ma nemmeno nella decadenza
le sanno eguagliare.
"This will pass" era scritto sull'anello di Rimma. Già... Passerà anche questo, tutto passerà. E non resterà niente, niente di quello che prima era. "Nello stesso fiume, son sempre acque diverse quelle in cui ci bagnamo: non è possibile bagnarsi due volte nel medesimo fiume"... Tutto scorre, tutto fugge, tutto se ne va.
Quanto è lontano il presente dal passato, e quanto sembra lontano il futuro da entrambe? Un attimo prima è lì ed un attimo dopo è già trascorso. Ma io le cose non spariscono, non del tutto almeno... qualcosa resta.
C'è qualcosa che fa sì che comunque io vada a bagnarmi nello stesso fiume e che io lo possa chiamare “fiume”. Ed allo stesso modo c'è un'unitarietà che fa sì che io sia una persona e non una massa amorfa ed instabile in continuo divenire. Nella mente è fissa l'idea di un fiume come l'idea di una persona... È l'illusione dell'eternità delle cose, la quale vive solo nel pensiero e nei ricordi. Dunque ritorna la domanda di sempre: qual è la realtà?
* * *
Se assistere a tanti funerali in Indonesia mi ha insegnato qualcosa, è proprio questo, vale a dire la volontà dell'uomo di non accettare l'Essere come Divenire. Finanche di fronte alla morte, l'ultima stazione del viaggio, si fa di tutto per scongiurare la perdita e si cerca di spostare il triste momento dell'addio definitivo sempre più avanti, nel futuro indefinito. L'uomo non accetta la sua finitezza e fa di tutto per contrastarla, per combatterla. Ma ovviamente questa è una battaglia persa.
Tuttavia, ben conscio della sua finitezza e delle sue limitate capacità, l'uomo continua tragicamente a combattere. Non si può non combattere questa guerra: di fronte alla morte, come di fronte alla vita, siamo tutti guerrieri.
Quando ho detto a Mama Jero che stavo per partire, lei ha pianto. È successo anche la scorsa volta, ma questa volta è stato più intenso. Ha pianto tanto, a lungo. Non so se voi che leggete potete capire, ma mi sono sentito come un ladro. Un ladro che però è spinto dalla necessità di dover fare quel che sta facendo... Che tuttavia non è una giustificazione.
Mi sono sentito un ladro perché ho preso tanto e non so quanto ho dato, ma questo non importa perché se avessi dato tantissimo, pure avrei preso di più. Ho preso le lacrime di Mama Jero.
E mi viene da pensare: perché l'amore fa sempre male? Credo che lei abbia pensato: "Non andare via, ti do tutto il mio amore, di cos'altro hai bisogno?" Ma non è stato così, di qualcos'altro avevo bisogno. Di qualcos'altro si ha sempre bisogno. E si fa soffrire.
Dopo che Mama Jero ha pianto, è andata via, è tornata a casa, senza salutarmi, come se avesse voluto cancellarmi dalla sua vita. Mi ha lasciato dentro una tristezza infinita. Tuttavia non potevo fermarmi, dovevo andare. Ho salutato Papa Jero e lì non sono riuscito a trattenere le lacrime. Allora lui mi ha abbracciato e mi ha detto di non essere triste perché non possiamo stare insieme per sempre a tutte le persone a cui vogliamo bene.
Dunque sono partito, con la promessa che sarei tornato a trovarli.
L'immagine della morte impressa sul volto del cadavere nel cimitero di Trunyan scolpita nella mia mente... Mi ricorda l'"Urlo" di Munch... Un richiamo disperato, rivolto ai vivi presumibilmente. È incredibile come la morte possa far pensare al suo contrario, alla vita... La vita, in generale, non fa pensare alla morte, al contrario!
Ho pensato che quel destino toccherà anche a me, che quella stessa espressione comparirà sul mio volto, probabilmente nascosto da pudica terra. Non so quale vantaggio abbia l'ostentazione della morte, ma di certo colpisce, se non spaventa, e fa riflettere.
E mi viene da pensare al reale, alla realtà, ed al sogno. Cos'è la vita, e dunque il reale, rispetto alla sua fine, alla sua negazione? È tutto probabilmente, mentre quello è niente. Ma che senso ha l'accumulazione di capitale - umano e bancario - di fronte all'urlo della morte?
Forse quello che mi ha ispirato quell'immagine è l'inutilità del tutto... Certamente delle sciocchezze, non delle cose importanti... Ma non sarò io a determinare cosa sia sciocchezza e cosa sia importante!
Credo che si ricordino delle cose piuttosto che delle altre perché si attribuisce loro un grado di realtà, che dunque si vuole conservare. Ciò che si dimentica è come se non fosse mai esistito, perché poco importante. Seguendo questo ragionamento, la realtà è piuttosto una cosa a-posteriori, che non si coglie mentre accade, o meglio la si coglie ma solo con i sensi che poi vengono, come dire, selezionati ed immagazzinati per essere ricordati e divenire storia personale.
Dunque questa è la realtà. E anche se ci succede qualcosa che mai avremmo voluto che accadesse, allora gli attribuiamo un senso nostro, non importa quanto veritiero.
Le preoccupazioni dell'amante esistono solo nella sua testa. Può capitare che l'amato non se ne accorga nemmeno, e mi perdoni Dante Alighieri se contraddico la sua celebre terzina!
Dunque, qual è la realtà? Quella dell'amante o quella dell'amato?
Il volto trasfigurato dalla morte su quel cadavere mi ha ricordato quanto effimera sia la vita. Ci aggiriamo per le vie del mondo come un funambolo che cammina su di una corda sospesa nel vuoto. Tutti gli incontri, le esperienze che si fanno lungo il tragitto, sono effimeri quanto lo è la corda su cui muoviamo i passi, quanto lo è lo stesso funambolo che cammina. La vita è come una candela al vento... Un giorno quella espressione apparirà sul mio volto.