"M'intrattengo a ragionar di politica, d'amore, di teorie del gusto, di filosofia, e il mio spirito abbandonato a tutte le sue voglie sa di poter seguire in pieno libertinaggio la prima idea che si presenta, saggia o matta che sia; così come i giovani scapestrati dietro alle cortigiane, che li si vede seguirne una dall'aria svagata, occhi lustri, naso all'insù, poi lasciar quella per un'altra e in fine abbordarle tutte e non tenersi alcuna. I miei pensieri sono le mie puttane" Denis Diderot
venerdì 11 novembre 2011
domenica 9 ottobre 2011
Die Welt als Wille und Vorstellung
martedì 12 luglio 2011
Roma vista dalla Casilina
Roma vista dalla Casilina
Roma tu sei morta,
e non basta la gloria trascorsa
a tenerti in vita.
Dici di essere la città degli Angeli,
dove risiedono i vicari di Cristo,
ma tu sei Inferno,
e diavoli sono i tuoi cittadini,
accomunati ad essa
da un lugubre senso di decadimento.
Roma io ti lascio,
parto per altri lidi,
come un tempo fece l'avo di chi ti fondò,
in fuga dalla sua amata patria.
Ti ritroverò un giorno forse più bella,
ma più vuota di prima,
perché questo è il cammino che hai intrapreso: rendere la vita,
la tua vita, mero museo,
dove tutto è solo dettaglio.
Roma, monumento funebre di te stessa,
liberati dalla tua storia,
tuo vanto e castigo.
Liberati dalla vacuità dell’impero,
dalla vanità delle rovine del potere,
di cui si gloriano come fossero
luoghi sacri.
Roma, i palazzi delle periferie
scimmiottano le tue rovine.
Ma nemmeno nella decadenza
le sanno eguagliare.
lunedì 13 giugno 2011
Ku tak bisa jauh darimu
Us and them
"Noi", "Voi" e "Loro" (o meglio "Essi") sono pronomi che nascondo un'ideologia. Dietro queste parole, apparentemente semplici ed innocenti, si cela l'individualismo della nostra società. Molto più di "io" e "tu" - che denotano presupposti imprescindibili: la singola persona, l'unità, e quella a cui mi rivolgo, l'altro, che mi sta di fronte - "noi" esclude inevitabilmente tutto ciò che è al di fuori: "voi". Dunque se "noi" agiamo in un modo, "voi" agite in un altro, ciò che "noi" siamo non siete "voi", e così via dicendo.
mercoledì 1 giugno 2011
sabato 21 maggio 2011
This will pass
"This will pass" era scritto sull'anello di Rimma. Già... Passerà anche questo, tutto passerà. E non resterà niente, niente di quello che prima era. "Nello stesso fiume, son sempre acque diverse quelle in cui ci bagnamo: non è possibile bagnarsi due volte nel medesimo fiume"... Tutto scorre, tutto fugge, tutto se ne va.
Quanto è lontano il presente dal passato, e quanto sembra lontano il futuro da entrambe? Un attimo prima è lì ed un attimo dopo è già trascorso. Ma io le cose non spariscono, non del tutto almeno... qualcosa resta.
C'è qualcosa che fa sì che comunque io vada a bagnarmi nello stesso fiume e che io lo possa chiamare “fiume”. Ed allo stesso modo c'è un'unitarietà che fa sì che io sia una persona e non una massa amorfa ed instabile in continuo divenire. Nella mente è fissa l'idea di un fiume come l'idea di una persona... È l'illusione dell'eternità delle cose, la quale vive solo nel pensiero e nei ricordi. Dunque ritorna la domanda di sempre: qual è la realtà?
* * *
Se assistere a tanti funerali in Indonesia mi ha insegnato qualcosa, è proprio questo, vale a dire la volontà dell'uomo di non accettare l'Essere come Divenire. Finanche di fronte alla morte, l'ultima stazione del viaggio, si fa di tutto per scongiurare la perdita e si cerca di spostare il triste momento dell'addio definitivo sempre più avanti, nel futuro indefinito. L'uomo non accetta la sua finitezza e fa di tutto per contrastarla, per combatterla. Ma ovviamente questa è una battaglia persa.
Tuttavia, ben conscio della sua finitezza e delle sue limitate capacità, l'uomo continua tragicamente a combattere. Non si può non combattere questa guerra: di fronte alla morte, come di fronte alla vita, siamo tutti guerrieri.
il Sacrifio del Bufalo
Danza ngerangkau - Dayak Benuaq
ngerangkau by Cipriano de Rore
giovedì 19 maggio 2011
sabato 14 maggio 2011
Tradizione - Modernità
venerdì 8 aprile 2011
L'esercito che cammina
l'esercito che cammina by Cipriano de Rore
Suonatore di Gerantang in riva al mare #1
Ho effettuato questa registrazione in una spiaggia paradisiaca, Pasir Putih, Bali. Si può vedere un'immagine del gerantang nel post "Papa Jero".
mercoledì 30 marzo 2011
La musica a Bali
In Indonesia, e a Bali in particolare, c'è musica ovunque. La vitalità musicale che ritrovo qui non l'ho mai vista in nessun'altra parte del mondo che ho avuto occasione di vedere. La musica - quella suonata, "dal vivo" - è richiesta per ogni celebrazione. Il gamelan non morirà mai fintanto che ve ne sarà richiesta per la miriade di rituali che ogni giorno si celebrano a Bali. Questo sì che è mantenere in vita una tradizione!
venerdì 25 marzo 2011
Mama Jero
Quando ho detto a Mama Jero che stavo per partire, lei ha pianto. È successo anche la scorsa volta, ma questa volta è stato più intenso. Ha pianto tanto, a lungo. Non so se voi che leggete potete capire, ma mi sono sentito come un ladro. Un ladro che però è spinto dalla necessità di dover fare quel che sta facendo... Che tuttavia non è una giustificazione.
Mi sono sentito un ladro perché ho preso tanto e non so quanto ho dato, ma questo non importa perché se avessi dato tantissimo, pure avrei preso di più. Ho preso le lacrime di Mama Jero.
E mi viene da pensare: perché l'amore fa sempre male? Credo che lei abbia pensato: "Non andare via, ti do tutto il mio amore, di cos'altro hai bisogno?" Ma non è stato così, di qualcos'altro avevo bisogno. Di qualcos'altro si ha sempre bisogno. E si fa soffrire.
Dopo che Mama Jero ha pianto, è andata via, è tornata a casa, senza salutarmi, come se avesse voluto cancellarmi dalla sua vita. Mi ha lasciato dentro una tristezza infinita. Tuttavia non potevo fermarmi, dovevo andare. Ho salutato Papa Jero e lì non sono riuscito a trattenere le lacrime. Allora lui mi ha abbracciato e mi ha detto di non essere triste perché non possiamo stare insieme per sempre a tutte le persone a cui vogliamo bene.
Dunque sono partito, con la promessa che sarei tornato a trovarli.
Riflessioni sul volto di un cadavere - Trunyan
L'immagine della morte impressa sul volto del cadavere nel cimitero di Trunyan scolpita nella mia mente... Mi ricorda l'"Urlo" di Munch... Un richiamo disperato, rivolto ai vivi presumibilmente. È incredibile come la morte possa far pensare al suo contrario, alla vita... La vita, in generale, non fa pensare alla morte, al contrario!
Ho pensato che quel destino toccherà anche a me, che quella stessa espressione comparirà sul mio volto, probabilmente nascosto da pudica terra. Non so quale vantaggio abbia l'ostentazione della morte, ma di certo colpisce, se non spaventa, e fa riflettere.
E mi viene da pensare al reale, alla realtà, ed al sogno. Cos'è la vita, e dunque il reale, rispetto alla sua fine, alla sua negazione? È tutto probabilmente, mentre quello è niente. Ma che senso ha l'accumulazione di capitale - umano e bancario - di fronte all'urlo della morte?
Forse quello che mi ha ispirato quell'immagine è l'inutilità del tutto... Certamente delle sciocchezze, non delle cose importanti... Ma non sarò io a determinare cosa sia sciocchezza e cosa sia importante!
Credo che si ricordino delle cose piuttosto che delle altre perché si attribuisce loro un grado di realtà, che dunque si vuole conservare. Ciò che si dimentica è come se non fosse mai esistito, perché poco importante. Seguendo questo ragionamento, la realtà è piuttosto una cosa a-posteriori, che non si coglie mentre accade, o meglio la si coglie ma solo con i sensi che poi vengono, come dire, selezionati ed immagazzinati per essere ricordati e divenire storia personale.
Dunque questa è la realtà. E anche se ci succede qualcosa che mai avremmo voluto che accadesse, allora gli attribuiamo un senso nostro, non importa quanto veritiero.
Le preoccupazioni dell'amante esistono solo nella sua testa. Può capitare che l'amato non se ne accorga nemmeno, e mi perdoni Dante Alighieri se contraddico la sua celebre terzina!
Dunque, qual è la realtà? Quella dell'amante o quella dell'amato?
Il volto trasfigurato dalla morte su quel cadavere mi ha ricordato quanto effimera sia la vita. Ci aggiriamo per le vie del mondo come un funambolo che cammina su di una corda sospesa nel vuoto. Tutti gli incontri, le esperienze che si fanno lungo il tragitto, sono effimeri quanto lo è la corda su cui muoviamo i passi, quanto lo è lo stesso funambolo che cammina. La vita è come una candela al vento... Un giorno quella espressione apparirà sul mio volto.
mercoledì 16 marzo 2011
La morte a Bali
Assistere ad una cremazione è stata un'esperienza decisamente forte. Vedere i corpi morti, verdi, di un verde-grigio innaturale, è stato triste oltre che orribile. La maggior parte delle persone lì convenute sembrava indifferente, anche se c'era pure gente che piangeva. Chissà che effetto gli ha fatto vedere il corpo del loro caro in quello stato e subito dopo arrostito, come il BABI GULING, la porchetta balinese!
Subito dopo ho pensato al combattimento dei galli, altra cosa tipicamente balinese. I galli balinesi fondamentalmente combattono per la vita: gli viene legata una lama tagliente ad una zampa, ed l'incontro si conclude con la morte (e con materiale utile per cucinare un ottimo AYAM GORENG!). Anche il combattimento di galli a Bali è uno spettacolo cruento, con spargimento di sangue in abbondanza. Sembra come se i balinesi avessero bisogno di questo tipo di forti emozioni, come se i loro Dei gliele richiedessero. Ed è una cosa che contrasta fortissimamente con il loro essere placidi, calmi, amichevoli e finanche sfaticati!
Tuttavia vi è da dire che i balinesi sono dei grandi donnaioli, ma questa sembra essere una caratteristica nazionale! Forse l'amore, in quanto emozione forte, rientra nel novero delle sensazioni che un balinese esige dalla vita: la calma piatta e poi, all'improvviso, la fiamma della passione che tutto brucia in poco tempo con una forza devastante, il corpo del defunto nel rituale di cremazione, la frenesia della musica del gamelan, l'effimerità dell'amore.
Papa Jero
Attorno a me la famiglia di Papa Jero è felice. Tutti stanno suonando e sono tutti allegri. Non fanno niente di particolare per tutto il giorno, le giornate passano e si ripetono tutte uguali, ma loro non si lamentano. Sono felicissimi quando c'è una novità, come ad esempio un nuovo ospite, ma poi le loro giornate riprendono uguali ed identiche a prima. Parafrasando Jacques Dournes, si può dire che la loro vita è come quella di un suonatore di gong che aspetta pazientemente il suo turno per suonare la sua unica nota, che però è la più importante di tutte, perchè segna l'inizio e la fine. Un po' come la morte, secondo le credenze locali.
Quando ho incontrato di nuovo Papa Jero, lui mi ha abbracciato e poi ha pianto. Ho pensato che forse non meritavo tutto questo, non meritavo il suo amore. Proprio non so cosa dargli in cambio, non so se la mia compagnia sia abbastanza, di sicuro i miei soldi non lo sono. Eppure sento che mi vuole bene veramente, come un figlio.
Papa Jero è un tipo originale. Mi ha raccontato che quando era ragazzo andava a raccogliere la legna per poi venderla per pagarsi la retta della scuola. Proveniente da una famiglia contadina non poteva continuare gli studi, così ha lavorato come caddy in un campo di golf per quindici anni. In questo periodo ha imparato l'inglese ed ha cominciato a giocare a golf. Gli ho detto che in Europa solo i ricchi giocano a golf, ma per lui è uno sport come gli altri... E poi gli piace. Ogni tanto va a giocare e l'altra volta ha portato anche me. Poi, non so come, ha scoperto couch surfing ed ha cominciato a conoscere viaggiatori occidentali, alcuni dei quali lo hanno aiutato, non senza trarne vantaggio.
Papa Jero è un guaritore, aiuta la gente a superare gli ostacoli della vita, fisici e spirituali. Parliamo spesso dei suoi sogni perché lui crede che abbiano delle corrispondenze con la realtà. Del resto anche io lo credo, e a volte restiamo a parlare anche dei sogni miei, perchè lui crede che io sia in qualche modo dotato di un certo potere, anche se io ne dubito.
L'intelligenza di quest'uomo, oltre alla bellezza della sua vita, traspare dal suo non prendersi sul serio, dal rispettare gli Dei e nel portare avanti una vita giusta. Una volta ha detto che gli Dei ti premiano se tu ti comporti in maniera retta. Tutta questa è la sua filosofia, semplice e bella, come il paesaggio balinese.
Un giorno mi ha visto triste e mi ha detto che quando lui era in quella condizione andava sempre a scommettere ad un combattimento di galli. Quel giorno ne abbiamo cercato uno intorno, ma in giro non ce n'era nessuno.
lunedì 21 febbraio 2011
Lezione di Antropologia
Qui all'Università, ad una lezione di antropologia, un professore ha detto:"Ognuno concepisce la propria cultura come uno standard, rispetto al quale relaziona le altre culture".